Il cervello amante della musica

I neuropsicologi stanno accumulando prove del potere e dell'importanza della musica. L'idea errata che questa forma d'arte possa scomparire senza cambiare la vita delle persone non è più sostenibile.

Foto: Monika Torloxten/pixelio.de

Diviso in tre parti, questo affascinante libro, scritto da ricercatori che lavorano principalmente nelle università francesi, inizia esaminando l'universalità delle emozioni indotte dalla musica. La sezione centrale presenta le più recenti scoperte scientifiche, in particolare le interazioni tra linguaggio e musica, l'influenza benefica della musica sulle capacità cognitive e la plasticità del cervello. L'arte di combinare i suoni non è più vista solo come regolatore psicoaffettivo, ma anche per le sue qualità neurostimolatorie e neuroprotettive. Questo apre un vasto campo di studi sul potenziale terapeutico della musica.

La sezione finale esamina alcuni casi specifici: l'amusia, la realtà virtuale, le capacità uditive dei non vedenti, le emozioni positive e negative e infine la musica contemporanea. Quest'ultima area è un buon esempio di apprendimento implicito:
"L'orecchio e il cervello musicale si adattano gradualmente alle strutture della musica contemporanea, persino alle strutture complesse del sistema seriale, ma senza rendersene conto. Così, anche se l'ascoltatore è molto disorientato da questa musica, il suo cervello ne integra le organizzazioni e, di conseguenza, modifica le sue abitudini di ascolto" (Emmanuel Bigand e Philippe Lalitte, cap. La musica contemporanea: una sfida per il cervello, p.191).

Anche per le altre musiche non è necessaria una conoscenza preliminare esplicita: il cervello diventa sensibile alle strutture musicali a cui è esposto, anche passivamente. La loro comprensione dipende dall'acculturazione dell'ascoltatore, che genera aspettative percettive; quando queste non vengono soddisfatte, il cervello reagisce a queste sorprese nello stesso modo in cui reagisce ai cambiamenti nella struttura sintattica del linguaggio parlato. Oltre al fenomeno dell'acculturazione, esistono degli universali emotivi riconoscibili da tutti, che spiegano perché l'effetto profondo della musica si estende ben oltre l'ambito ristretto dei musicofili colti, dato che chiunque può essere potenzialmente colpito da un'opera di Beethoven o di Puccini (salvo casi clinici come l'amusia), e perché, a prescindere dal gusto artistico personale, alcune musiche agiscono contro lo stress e la produzione di cortisolo, mentre altre hanno l'effetto opposto.

Pratica musicale

Per quanto riguarda la pratica attiva della musica, ci sono sempre più prove dei suoi effetti benefici. Ecco solo tre esempi: favorisce una migliore percezione del contenuto emotivo delle parole, oltre che del loro significato (da qui il fatto che i bambini musicali hanno una migliore comprensione del linguaggio, un vocabolario più ricco e hanno maggiori probabilità di imparare le lingue straniere); la coordinazione delle due mani di un musicista richiede una rapida connessione delle informazioni tra le due cortecce motorie, con conseguente maggiore comunicazione tra i due emisferi; la materia grigia diminuisce meno con l'età nei musicisti rispetto ai non musicisti. I cambiamenti funzionali e strutturali nel cervello appaiono già dopo un anno di pratica musicale.

Leggendo questo libro, potrete anche imparare, tra le altre cose:

  • che impatto ha la musica sul cervello e sulle capacità intellettuali, o la sua azione contro gli effetti dell'invecchiamento cerebrale?
  • perché i musicisti hanno meno probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative
  • perché le abilità spaziali dei ratti sono più stimolate dalle opere di Mozart che da quelle di Glass
  • quali aree del cervello identificano le sensazioni trasmesse dalla musica
  • che ruolo ha la musica nello sviluppo della memoria?
  • Qual è l'effetto benefico della musica sull'apprendimento di una lingua straniera?
  • Qual è la differenza tra memoria semantica e memoria episodica?
  • che ruolo ha la musica nella riabilitazione cognitiva ed emotiva delle persone con danni cerebrali?
  • come la riorganizzazione delle aree cerebrali consente alle persone non vedenti di sentire meglio e più velocemente
  • qual è l'origine della distonia focale?
  • come ridurre la natura aggressiva dell'acufene

In breve, come scrive Daniele Schön nel capitolo Pratica musicale e plasticità cerebraleTutti questi risultati dovrebbero incoraggiare il mondo dell'istruzione a dare un ruolo molto più importante all'insegnamento della musica. La musica non dovrebbe più essere una materia trascurata nei programmi scolastici. Senza stravolgere gli orari degli alunni e a costi contenuti, potremmo incoraggiare questa attività sociale e ricreativa che, oltre a creare milioni di nuove connessioni nel cervello, rafforza i legami (e la qualità dei legami) tra le persone". (p.98)

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Le cerveau mélomane, a cura di Emmanuel Bigand, 111 p., € 21,00, Belin, Parigi 2014, ISBN 978-2-8424-5118-9

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