Pensando alla musica di Beethoven

La suite di frammenti di Adorno su Beethoven è stata tradotta dal tedesco da Sacha Zilberfarb.

Adorno. Murale di Justus Becker e Oğuz Şen. Senckenberganlage, Francoforte. Foto: Vysotsky / Wikimedia commons

Le Beethoven La Filosofia della musica di Adorno è un libro strano, in quanto l'autore ha accumulato una grande quantità di materiale per più di trent'anni senza riuscire a dargli una forma compiuta. È questo materiale, fatto di note e osservazioni più o meno sviluppate, che Rolf Tiedemann ha raggruppato in dodici capitoli tematici e pubblicato postumo nel 1993. Questa edizione, riccamente commentata, è ora disponibile in francese, grazie alla notevole traduzione di Sacha Zilberfarb per la casa editrice Rue d'Ulm.

Diciamo subito che questo libro è frustrante nella misura in cui offre solo una successione di frammenti attraverso i quali si salta da osservazioni analitiche a considerazioni estetiche e filosofiche, attraverso il tentativo di caratterizzare i diversi periodi della creazione di Beethoven. Manca ciò che la stesura definitiva avrebbe dovuto fornire: una mediazione tra gli estremi, la necessaria articolazione tra le idee e il passaggio a un livello superiore di elaborazione. Così com'è, tuttavia, il libro è affascinante, perché ci permette di entrare nell'officina dell'autore e di cogliere il suo metodo di lavoro, questo modo di avvicinarsi e di coltivare il suo soggetto attraverso molteplici approcci, da diversi punti focali. È facile capire come questo accumulo di pensieri sparsi avrebbe beneficiato di un editing accurato. Ma forse sono proprio la quantità e l'eterogeneità di questi a renderlo impossibile.

Attraverso la figura di Beethoven e i cambiamenti del suo tempo, Adorno cerca di cogliere qualcosa di essenziale per il significato stesso della musica. Egli parla di una "svolta copernicana", paragonabile alla "doppia posizione dello 'spirito'" evocata da Hegel nella Fenomenologia della mente Come oggetto, la mente è solo "guardata" nel suo movimento; come soggetto, è la cosa stessa che, guardando, genera questo movimento. In virtù di ciò, l'oggettività della forma deve essere "creata dal soggetto stesso".

Questo riferimento a Fenomenologia della menteun'opera contemporanea a quella di Beethoven (risale al 1807), ricorre più volte nel libro, e a ragione, visto che il filosofo e il musicista, coinvolti nel movimento dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese, introdussero ciascuno una nuova dinamica nel proprio campo, dispiegando un modo di pensare più consono allo spirito dell'Illuminismo. in fase di realizzazione di cui la dialettica - che è alla base della forma sonata - è lo strumento. Adorno cita Hegel, che per lui definisce più da vicino la musica di Beethoven: "la cosa in sé non si esaurisce nel fine che si prefigge di raggiungere, ma nello sviluppo graduale del suo produzione ". Ne trae le conseguenze per l'analisi delle opere: non si tratta di mostrare "cosa c'è in cosa, ma cosa c'è in cosa". segue cosa e perché". Adorno collega questa inclusione del tempo nella costruzione del significato musicale, che precede Beethoven ma è particolarmente incarnata nella sua musica, al motivo della speranza, le cui risonanze vanno al di là della sfera puramente musicale; un motivo che Beethoven "presenta" più di quanto "esprima", e che conferisce alle sue forme la loro dimensione trascendente - la verità appare in esse nel suo stesso svolgersi.

Adorno vede nel carattere elementare di motivi e temi una dissoluzione del carattere preesistente del materiale, gli elementi isolati non esistono in sé ma in funzione del tutto, il che ci riporta ancora una volta a Hegel e alla sua famosa formula secondo cui "il vero è il Tutto". Non è posto a priori (sotto forma di Dio in filosofia, o di tradizione e norma in musica), ma la sua essenza si realizza "attraverso il suo sviluppo".

Gran parte delle note di Adorno sono analitiche, nel senso che "tutti i discorsi sul contenuto della musica restano pure chiacchiere finché non si ottengono a forza di analisi tecniche". Ma è proprio questo passaggio tra tecnica e contenuto che qui manca. Spetta al lettore compierla da solo.

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Theodor W. Adorno: Beethoven. Filosofia della musica. Traduzione dal tedesco di Sacha Zilberfarb (con l'assistenza di Jacques-Olivier Bégot), 355 p., € 32,00, Editions Rue d'Ulm, Paris 2020, ISBN 978-2-7288-0718-5

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