Serenata per flauto, violino e viola

Ogni venerdì, Beethoven è qui. In occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, ogni settimana la Rivista Svizzera di Musica analizzerà un'opera diversa del suo catalogo. Oggi è la volta della Serenata in re maggiore.

Estratto da un ritratto di Beethoven di Joseph Karl Stieler, 1820 ca.

Troppo raramente ci rendiamo conto che spesso non sono i compositori a scrivere la storia della musica con le loro opere, ma piuttosto vari autori e storici che definiscono il contesto sulla base di partiture, lettere e altri documenti. E più si va indietro nel tempo, più variegate sono le interpretazioni e le ipotesi, spesso basate su mere supposizioni. Questo accade meno con Beethoven - quindi potete stare tranquilli, rilassarvi e rilassare.

Grave errore! Coloro che spiegano tutto di Beethoven sulla base delle sue grandi opere sentono sempre il bisogno di trovare una spiegazione che si adatti anche alle partiture meno magniloquenti, e inventano argomenti discutibili per rimettersi in piedi. Questo è particolarmente vero per la Serenata op. 25 per flauto, violino e viola, pubblicata nel 1802. Il genere e il cast sono già curiosi. Beethoven non aveva forse preparato sistematicamente i suoi primi quartetti per archi (op. 18) già nell'op. 1? Non aveva abbandonato da tempo le tradizioni del XVIII secolo? Perché una composizione senza basso? E perché questa designazione di tempo Allegro désinvolto (felice e rilassato) nel finale? - Quindi la serenata è stata semplicemente datata come opera di Bonn, cosa meravigliosamente comoda, ma non sostenibile alla luce delle note giunte fino a noi. Si è anche ipotizzato che Beethoven abbia voluto aiutare Giovanni Cappi nella sua nuova impresa editoriale offrendogli questa serenata. Cappi stesso avrebbe poi inventato il numero d'opera durante il processo di stampa...

Ma perché Beethoven non poteva semplicemente scrivere una serenata, pur essendo al top in altri campi? La risposta si trova cento anni dopo in una lettera di Max Reger. Anch'egli, dopo aver composto un quartetto d'archi di proporzioni sinfoniche per forma e struttura (op. 74), il 22 aprile 1904 scrisse al suo editore quanto segue a proposito della sua Serenata classica op. 77a (nella stessa tonalità e con lo stesso cast di Beethoven): "Troverà qui qualcosa di molto leggero, semplice e melodioso [...]. Ma vi esorto a non 'guardare storto' questo modesto libretto [...], perché questa op. 77a sarà certamente adatta a conquistare molti nuovi amici e metterà finalmente a tacere quegli ignoranti che dicono sempre che io so scrivere solo 'complicato', mascherando una 'mancanza di ispirazione' e una 'mancanza di temperamento' con 'un eccesso di complicazione'!".


Aufnahme auf idagio


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