Combattere la precarietà del lavoro nel settore culturale

L'USS e i sindacati culturali vogliono porre rimedio alla situazione di precarietà dei lavoratori della cultura e alle lacune nella loro protezione sociale.

Nel comunicato stampa del 1er Lo scorso marzo, la Confederazione Svizzera dei Sindacati (USS), a cui l'USDAM è affiliata, ha annunciato il suo impegno, in collaborazione con le federazioni culturali, a favore di salari equi e di una maggiore protezione sociale (in particolare per quanto riguarda l'AVS e l'assicurazione contro la disoccupazione) per gli operatori culturali. Queste misure devono essere parte integrante della politica culturale nazionale e l'USS approva la decisione del Consiglio federale di considerare l'ambiente professionale come un campo d'azione prioritario per i prossimi quattro anni, secondo il progetto di messaggio sulla cultura 2025-2028 adottato dal Consiglio federale nella riunione del 1° maggio.er marzo 2024 e poi trasmessa al Parlamento.

Secondo i calcoli dell'Ufficio federale di statistica per il 2022, ci saranno circa 259.000 persone che lavoreranno come operatori culturali come occupazione principale, e altre 22.700 che avranno un secondo lavoro legato alla cultura. Complessivamente, ciò corrisponde al 6% delle persone che lavorano in Svizzera. Si tratta quindi di un settore molto importante, che impiega più persone del settore finanziario, ad esempio (218.000 dipendenti nel 2022). L'USS sottolinea che i lavori atipici si sono moltiplicati nel mondo della cultura: "Contratti a progetto a tempo determinato, lavori a tempo parziale e occupazioni multiple sono il pane quotidiano degli operatori culturali. Queste persone hanno spesso redditi molto bassi e poca protezione sociale". Su incarico di Suisseculture Sociale e Pro Helvetia, Ecoplan ha condotto nel 2021 un ampio studio sulla protezione sociale dei lavoratori della cultura in Svizzera, che ha messo in evidenza come 59% di loro abbiano guadagnato meno di 40.000 franchi all'anno nei tre anni precedenti la pandemia di Covid-19, ossia meno di 3.075 franchi al mese (compreso un 13e retribuzione). Lo studio ha evidenziato lacune nella previdenza professionale: per 32% di lavoratori dipendenti e 66% di lavoratori autonomi, il reddito derivante dall'attività culturale non è coperto dal secondo pilastro, e rispettivamente 3% e 16% non contribuiscono nemmeno all'AVS/AI/APG. Inoltre, il 5% dei lavoratori dipendenti e il 10% dei lavoratori autonomi non hanno un'assicurazione contro gli infortuni, mentre il 31% dei lavoratori dipendenti e il 50% dei lavoratori autonomi hanno dichiarato di non avere un'assicurazione contro le malattie giornaliere (anche se è possibile che non tutti i lavoratori siano stati informati dal datore di lavoro di essere adeguatamente assicurati).

L'USS sottolinea l'importanza delle associazioni di artisti, tra cui l'USDAM, nel garantire ai propri membri buone condizioni di lavoro, un reddito dignitoso e l'accesso alla sicurezza sociale. A tal fine, è indispensabile che i salari minimi garantiti dai contratti collettivi, da un lato, e le raccomandazioni tariffarie, dall'altro, siano debitamente rispettati. Le garanzie necessarie in questo senso dovrebbero essere fornite dalla promozione culturale nazionale; ad esempio, la volontà della Confederazione di garantire, in sede di valutazione delle domande di sostegno, che i richiedenti si impegnino a pagare equamente gli artisti professionisti è un buon auspicio. Il messaggio sulla cultura propone, tra l'altro, di estendere le disposizioni applicabili agli operatori culturali dell'AVS, di far conoscere meglio la procedura di liquidazione semplificata, di esaminare la possibilità di creare un fondo pensione collettivo per tutti gli operatori culturali e di rafforzare la consulenza e il sostegno agli artisti professionisti. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, è assolutamente necessario, per raggiungere gli obiettivi desiderati, che questi servizi si basino su ciò che già esiste, in collaborazione con le associazioni professionali, che già possiedono tutte le competenze necessarie, un'esperienza insostituibile e una conoscenza approfondita del settore.

Se il programma della Confederazione è ambizioso, la dotazione finanziaria (crescita media nominale di 1,2 % e reale di 0,2 % all'anno) è a dir poco squilibrata. È quindi indispensabile un aumento significativo delle risorse finanziarie, tanto più che queste sono messe in cortocircuito da altre decisioni prese in nome del contenimento della spesa, come il taglio lineare di 2 % nel bilancio 2024, la riduzione del tasso di crescita della spesa culturale e un nuovo taglio di 1,4% che si prospetta. I sindacati chiedono che questi tagli, che rendono impossibile il raggiungimento di alcuni dei numerosi obiettivi della politica culturale, vengano annullati.

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