Evocare un mondo che si può fare proprio

La prima uscita ufficiale da solista di Louis Jucker è una creazione toccante. L'aggettivo che viene in mente ascoltando "Eight Orphan Songs" è struggente.

È un lavoro molto intimo di scoperta di sé, lontano dal diario, che parla umilmente di mettersi a nudo, nonostante l'impressionante bagaglio a tutto tondo del giovane. Con la freschezza di un gesto spontaneo, più interiore che dimostrativo, le otto tracce sembrano essersi adattate ai vincoli del luogo, del tempo e dello spazio, attirando l'ascoltatore in un luogo intimo ed emotivamente carico. Si tratta di un album altamente melodico, ricco di sonorità sperimentali che prendono vita grazie alla scelta di una tecnica di registrazione "primitiva", utilizzando quello che ormai è diventato un mezzo espressivo tradizionale. lo-fi attinto dalle radici del garage rock degli anni Sessanta, questo è tutt'altro che asettico, un progetto che trasmette finemente i valori di una musica ferocemente indipendente. sotterraneo. È in questo ambiente, che si tinge di ipercontemporaneo ed estremo, che Louis Jucker ha sviluppato la sua personalità, sulla base di una formazione classica che lo ha portato naturalmente a orientarsi verso la sperimentazione e la ricerca, attraverso un esercizio quotidiano di prove, di costruzione di microfoni e di altri giochetti, che è diventato per lui un modo molto personale di lottare contro l'arte congelata. Un'estetica cruda che dà un tocco di autenticità in più a queste emozioni "orfane" che non abiteranno più questi luoghi, che li hanno già lasciati perché ogni storia ha una fine ed è già tempo di andare a toccare le persone altrove...

Il primo approccio di Louis Jucker alla musica è più accessibile, più semplice, persino radiofonico - una novità nella sua carriera - e i suoi testi sono liberi e semplici, con ampio spazio per proiettarsi. L'evocazione di un mondo da fare proprio. Questo bellissimo album, tuttavia, non si ferma qui e funge da colonna sonora per il lavoro visivo che Augustin Rebetez ha creato per il progetto. L'opera d'arte perOtto canzoni orfane è importante. Questo è un oggetto d'artista da vedere e da ascoltare, progettato per raccontare una storia. Interamente realizzato a mano - anche se questa edizione limitata è già introvabile - questo album è più di un semplice pretesto per mescolare i generi, è un'opera fortemente evocativa, una testimonianza della curiosità e della creatività senza limiti di artisti che vale sicuramente la pena seguire.

Louis Jucker, "Otto canzoni orfane". Hummus Records, www.hummusrecords.bandcamp.com

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