Spazi sonori e antichità
Una pubblicazione dell'Istituto Francese di Archeologia Orientale riporta una tavola rotonda del 2013 dedicata al paesaggio sonoro, in particolare nell'Antichità.
In meno di mezzo secolo, la nozione di paesaggio sonoro concettualizzata dal compositore canadese R. Murray Schafer, che definiva come "tutto ciò che può essere ascoltato in un determinato luogo", si è diffusa in molti campi, dall'urbanistica agli studi letterari, dalla musicologia all'antropologia. In effetti, partendo dalle aspirazioni del suo inventore (ripulire l'ecosistema sonoro attraverso l'educazione uditiva; progettare città più silenziose), il campo di studio del "paesaggio sonoro" si è rapidamente espanso e metamorfosato, tanto da rendere opportuna una revisione della situazione attuale. La prima parte di questo libro esamina il concetto da prospettive sociologiche, etnomusicologiche, filologiche e storiche. È un'occasione per ricordare l'importanza contestuale dell'ambiente sonoro e acustico nella ricerca etnomusicologica - ma anche i dibattiti sorti all'interno di questa disciplina - o il fatto che l'ambiente sonoro permette di comprendere meglio alcune registrazioni presenti e passate, ma anche di capire popoli e civiltà le cui "tracce sonore" sono andate perdute o trascritte da testimonianze indirette (testi, immagini o resti). I ricercatori hanno esaminato la natura culturale e simbolica del suono e gli spazi e i luoghi in cui viene eseguito. Hanno anche esplorato il modo in cui l'ascolto modella la nostra percezione di un luogo e dei suoi abitanti, nonché il contesto in cui il suono viene emesso e ricevuto e il suo valore socio-culturale, che influenza la percezione data dai sensi (e, ad esempio, determina ciò che è considerato un rumore molesto).
La seconda parte del libro offre prospettive per lo studio, ancora poco sfruttato, dei paesaggi sonori dell'antichità. La dimensione culturale del suono e della percezione uditiva viene esaminata nel contesto di quattro civiltà (egizia, mesopotamica, greca e romana). Studiando testi, manufatti (compresi gli strumenti musicali) e l'acustica degli edifici, possiamo immaginare un intero mondo sonoro. L'evoluzione semantica del vocabolario associato ai suoni e alla musica, l'importanza fondamentale dell'ascolto nella società egizia (anche nella cosmogonia, nelle pratiche funerarie e nell'aldilà), la lessicografia, le voci degli dei o i canti degli animali, e molti altri campi, offrono un'ulteriore dimensione alla nostra visione troppo spesso silenziosa del passato.
Sibylle Emerit, Sylvain Perrot, Alexandre Vincent: Le paysage sonore de l'Antiquité, Méthodologie, historiographie et perspectives, 288 p., € 25,00, Institut français d'archéologie orientale, Cairo 2015, ISBN 9782724706741