Musica dal cosmo

Questo libro esplora il rapporto tra musica e scienza, in particolare l'astronomia.

Dettaglio della copertina del libro

L'astronomia e la musica, entrambe discipline del quadrivium, hanno continuato a vivere fianco a fianco fino ai giorni nostri, la prima ispirando numerosi compositori, soprattutto negli ultimi cento anni, da Holst a Fabien Waksman, senza dimenticare Connesson, Grisey, Messiaen, Stockhausen, Takemitsu e Varèse, solo per citarne alcuni. L'astrofisico Jean-Philippe Uzan, scienziato di prim'ordine molto impegnato nella divulgazione del sapere e spesso collaboratore di artisti, esplora le traiettorie intersecanti di Euterpe e Uranie ricordando ai neofiti le nozioni fondamentali del pensiero scientifico. Dai tempi in cui bastava un'analogia, un'ipotesi ingegnosa o la fede in una teoria, fino ai giorni nostri, che hanno visto uno spettacolare miglioramento degli strumenti di misura e di esplorazione, l'autore ci presenta con passione e concisione alcune tappe fondamentali di una lunga storia, e ci permette di assistere ai dibattiti tra idealismo ed empirismo, prima che venisse riconosciuta la complementarietà tra teoria ed esperimento, e alle discussioni su concetti come l'armonia del mondo o il presunto canto dei pianeti. Tra i numerosi personaggi che compaiono in questo libro vi sono il compositore e astronomo William Herschel, che scoprì Urano e, studiando i raggi solari, la radiazione infrarossa. Vengono trattati diversi fenomeni, dal big bang alle pulsar, dalle onde gravitazionali alle vibrazioni sulla superficie del sole. Inoltre, se tutto, dall'atomo alle galassie, è vibrazione, come possiamo sentire i suoni dell'Universo se non possono propagarsi nel vuoto? Poiché un suono può viaggiare in una forma fisica diversa da quella in cui viene emesso e percepito (come nelle trasmissioni radiotelevisive), possiamo ascoltare i fenomeni cosmici utilizzando le onde luminose, trasponendole per portarle entro i limiti della percezione umana.

Da dove provengono le onde sonore delle stelle? Possiamo ascoltare l'Universo primordiale? Come può la meccanica quantistica portarci a considerare ogni atomo come una sorta di strumento musicale? Come può il suono aiutare gli astronomi a vedere meglio? Molte altre domande sono affrontate in modo accessibile ai non addetti ai lavori (a parte qualche nota a piè di pagina, non ci sono equazioni). Da segnalare anche le tre importanti appendici dedicate alle varie divisioni della scala, alla geometria musicale e all'uso del caso nella composizione.

Come l'astronomia o la fisica, anche la musicologia e la storia sono scienze che richiedono precisione e rigore nel trattamento dei dati; è quindi opportuno segnalare alcune (fortunatamente rare) imprecisioni, soprattutto in campo musicale (dove alcuni termini sono stati storpiati), che si sarebbero potute evitare con un'attenta verifica: Filolao, nato dopo la morte di Pitagora, non può essere definito allievo di quest'ultimo (p.14), ma al massimo suo discepolo; Hrotsvita di Gandersheim è sì una canonichessa, ma non una sacerdotessa (probabilmente confusa con una poetessa) (p.50); Sibelius è scritto senza essere stato scritto, ma senza che sia stato scritto il suo nome.), ma al massimo suo discepolo; Hrotsvita di Gandersheim è sì una canonichessa, ma non una sacerdotessa (probabilmente confusa con una poetessa) (p.50); Sibelius si scrive senza accento sulla e (p.78); il padre di Herschel non suonava il "fagot", grafia errata dell'equivalente tedesco del fagotto, ma l'oboe (p.113), ecc. Questi errori non sminuiscono in alcun modo l'interesse di questo libro e il piacere della scoperta a cui ci invita.

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Jean-Philippe Uzan: L’Harmonie secrète de l’Univers, 192 p., € 20.00, Editions la ville brûle, Montreuil 2017, ISBN 9782360120635

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