Bach e l'opera tedesca - Rossini senza favola
Due recenti pubblicazioni cercano di risolvere le seguenti questioni: Perché Bach non ha composto un'opera? Qual era la vera personalità di Rossini?
Un'opera concisa, densa ed erudita, pubblicata da Les Belles Lettres e scritta da Gilles Cantagrel, analizza le ragioni per cui Bach, di cui è uno specialista riconosciuto, non ha lasciato opere sceniche. Inizia con una panoramica del repertorio operistico tedesco, dai suoi lenti inizi (Dafne di Schütz, la cui partitura è andata perduta, nel 1627; il primo teatro lirico aprì ad Amburgo solo nel 1677) a metà del XVIII secolo.e La scrittura per il palcoscenico di Bach, realizzata a metà del XIX secolo, comprende compositori dimenticati come Johann Wolfgang Franck, Johann Sigismund Kusser e Nicolaus Adam Strungk, ma anche compositori più illustri come Carl Heinrich Graun, Reinhard Keiser e Telemann. Sebbene Bach si recasse volentieri a Dresda per ascoltare le opere di Hasse, che conosceva bene, a quanto pare la scrittura per il palcoscenico non lo tentava. Tuttavia, sia nelle cantate profane che in quelle sacre, il cantore di Lipsia sapeva come rappresentare con finezza uno stato psicologico. Nella codificazione dell'epoca si trovano persino brani operistici veri e propri: intermezzi pastorali, tempeste, arie di sonno come La sicurezza può essere assicurata nella cantata cynégétique BWV 208, un lamento amoroso come Con il Verlangen druck'ich deine zarten Wangen dove Phébus-Apollon piange la morte dell'amata Hyacinthe (estratto dal dramma per musica BWV 201), o un autentico intermezzo come il Caffè cantato. Ma l'autore sottolinea quanto le due monumentali passioni formino azioni drammatiche la cui teatralità ed espressività superano quelle di altri oratori barocchi. Se Bach non compose un'opera, forse fu semplicemente perché non ne sentiva il bisogno.Gilles Cantagrel: Bach n'a pas écrit d'opéra, 116 p., € 11,50, Les Belles Lettres, Paris 2023, ISBN 978-2-251-45444-3
Sebbene abbia trascorso gran parte della sua vita in Francia, dove furono rappresentate le sue ultime opere, Rossini è stato a lungo trascurato dalla musicografia, tranne che nel periodo romantico, quando fiorirono le biografie romanzate, come quella scritta da Stendhal. La monografia dello storico Grégoire Ayala, recentemente pubblicata dalle Editions Premières Loges, è un'esplorazione inedita della vita del maestro pesarese nel mondo francofono, liberata da un lato da aneddoti generalmente fittizi e messa in luce dall'altro dalla sua corrispondenza, una fonte finora poco sfruttata che getta una luce inaspettata sul suo destino, la sua opera e il suo pensiero. Sebbene il biografo non si addentri nello studio musicale dettagliato delle composizioni, spiega come sono nate e come sono state realizzate, fornendo un contesto storico dell'arte di Rossini. Rivela inoltre la sensibilità, la profondità e le contraddizioni dell'autore di Guglielmo Tell (spesso offuscato tanto da un atteggiamento falsamente disinvolto dell'artista stesso quanto da persistenti luoghi comuni), introducendo il lettore nell'intimità di Rossini, dalla sua giovinezza in un ambiente operaio al suo lungo ritiro, più attivo di quanto sembri, passando per la sua fulminea carriera che ha rivoluzionato il palcoscenico in meno di due decenni.
Grégoire Ayala: Rossini à la lettre, 446 p., € 25,00, Premières Loges, Paris 2023, ISBN 978-2-84385-438-5