Sinfonia n. 9
Ogni venerdì, Beethoven è qui. In occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, ogni settimana la Rivista Svizzera di Musica si occuperà di un'opera diversa del suo catalogo. Oggi la Sinfonia n. 9 in re minore.
Sono poche le opere di musica classica che hanno trovato un posto permanente nella coscienza generale. Le ragioni sono molteplici e vanno dal loro frequente utilizzo nelle cerimonie ufficiali, alla radio, al cinema e alla televisione, fino a tradizioni meno specifiche. Perché, francamente, chi non ha mai sentito un'esecuzione più o meno festosa della Nona di Beethoven a Capodanno, al termine della quale la parte cantata sembra relegare nell'ombra ogni altra sinfonia? Almeno in questo momento sublime, è come se il mondo intero fosse fratello e sorella, a differenza della vita quotidiana. Inoltre, questo "Inno alla gioia" non è mai stato un cattivo sostituto in situazioni in cui nessun inno nazionale era disponibile o applicabile (ad esempio in Rhodesia, in Kosovo o quando le squadre della Germania Est e Ovest gareggiavano alle Olimpiadi). In tutti questi casi, tuttavia, i versi visionari di Friedrich Schiller non sono stati cantati e probabilmente non sono stati nemmeno presi in considerazione. Lo stesso vale (purtroppo) per il suo uso ufficiale come inno europeo (dal 1985) - arrangiato senza parole da Herbert von Karajan in versioni per pianoforte, orchestra di fiati o orchestra.
Nel XIX secolo gli arrangiamenti non mancavano. All'epoca, la questione spinosa era: come collocare il testo e il brano nella partitura? Con Franz Liszt, ad esempio, la trascrizione virtuosistica per pianoforte a due mani (1853) divenne alla fine la riduzione per pianoforte. Anche Carl Czerny aveva incontrato lo stesso problema qualche anno prima, quando aveva dovuto realizzare il proprio arrangiamento per pianoforte a quattro mani: dove collocare le voci cantate, dal momento che (come accade ancora oggi) i due pianoforti condividevano i lati sinistro e destro della partitura aperta? Questo portò alla pubblicazione da parte di Probst a Lipsia di una partitura in formato paesaggio contenente un adattamento per pianoforte con un supplemento separato con le voci cantate in formato ritratto. In una lettera del 3 settembre 1828, Czerny spiegava in modo pragmatico (e chiaroveggente, come sappiamo oggi): "il futuro apprezzerà rapidamente la grandezza della composizione musicale a tal punto da dimenticare le parole".
Aufnahme auf idagio
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