Quartetto per archi n. 14

Ogni venerdì, Beethoven è qui. In occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, ogni settimana la Rivista Svizzera di Musica analizzerà un'opera diversa del suo catalogo. Oggi è la volta del Quartetto per archi n. 14 in do diesis minore.

Estratto da un ritratto di Beethoven di Joseph Karl Stieler, 1820 ca.

Nel 1826, la casa editrice Schott volle essere sicura, prima di firmare il contratto, che questo quartetto non fosse un arrangiamento. Beethoven, un po' infastidito, scrisse sulla prova: "raccolta di cose rubate qua e là". Temendo di essere preso in parola, si giustificò poco dopo in una lettera: "Avete scritto che doveva essere un quartetto originale, il che mi ha offeso, così, per scherzo, ho scritto che era stato rubato. Ma non è così. È assolutamente nuovo.

In effetti, nonostante lo spirito e la formulazione divertente di questa osservazione, l'opera è nuova sotto diversi aspetti: con un totale di sette movimenti (Beethoven parlava di "pezzi"), quattro dei quali possono essere uniti per formare due coppie, il quartetto entra in una dimensione nuova, anche vista dall'esterno. Ma anche le caratteristiche dei singoli movimenti puntano ben oltre l'orizzonte dell'epoca, fino al XX secolo: il fugato malinconia del primo movimento; il secondo, che gira sottilmente in tondo; il terzo, di tipo recitativo, che porta alle variazioni centrali, il presto e il breve ed elegiaco sesto movimento, che precede un finale spigoloso e soggettivo. Pur non potendo assistere a un'esecuzione pubblica dell'opera, Beethoven pretese che venisse eseguita quasi ininterrottamente. Karl Holz, violoncellista del Quartetto Schuppanzigh, già alla fine di agosto del 1826 chiedeva in un quaderno di conversazione: "Dovremmo suonarlo senza interruzioni? - Ma allora non potremo fare il bis! - Quando riusciremo a metterci d'accordo? [...] Ordineremo corde forti". È facile immaginare le risposte corrispondenti.

Secondo i ricordi di Holz, successivamente trascritti da una terza persona, questo quartetto d'archi fu anche l'ultima musica che Franz Schubert ascoltò. Pochi giorni prima della sua morte, si dice che abbia avuto luogo un'esecuzione privata; è possibile che Schubert abbia persino preso la parte della viola. Ludwig Nohl scrisse: "I signori Holz, Karl Groß e il barone König la suonarono per compiacerlo. Era presente anche Doleschalek, l'insegnante di pianoforte. Schubert era così contento, entusiasta e commosso che tutti temevano per la sua salute. Una leggera malattia che aveva preceduto il concerto e che non era ancora passata del tutto si trasformò in tifo e Schubert morì cinque giorni dopo. (Beethoven, Liszt, Wagner. Un'immagine del movimento artistico del nostro secolo. Vienne 1874, pag. 111 e seguenti).
 


Aufnahme auf idagio


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